Più qualità in mangiatoia con gli zuccheri liquidi

C’era una volta il melasso, sottoprodotto della lavorazione dello zucchero che veniva destinato all’alimentazione del bestiame per le sue riconosciute proprietà appetizzanti e leganti. Qualità preziose anche per i ruminanti, che potevano così fruire di razioni non soltanto più gradevoli al palato, ma anche meglio amalgamate e perciò non “selezionabili” da parte dell’animale, a beneficio della salute ruminale. Ma ripetiamo, questo è, quanto meno in parte, il passato. Per due ottimi motivi: primo perché oggi l’industria mangimistica mette a disposizione degli allevatori alimenti liquidi di ultima generazione, costituiti da miscele di zuccheri semplici di qualità, arricchiti, come nel caso dei prodotti della linea Sugar Plus, di pectine, acidi orga- nici o idrolizzati proteici. Secondo, perché in quest’ambito anche la ricerca internazionale ha compiuto passi da gigante, e ha scoperto che gli zuccheri semplici, oltre alle ben conosciute qualità tecnologiche, esercitano anche un vero e proprio ruolo dietetico, in quanto orientano favorevolmente le fermentazioni ruminali.

“Gli studi condotti – ci spiega Carlo Sgoifo Rossi dell’Università di Milano, che è stato tra i primi ricercatori a livello mondiale a studiare gli effetti degli zuccheri semplici sul bovino da carne – hanno dimostrato che questi alimenti non soltanto favoriscono i batteri ruminali in grado di riassorbire e utilizzare il lattato, i cui eccessi portano all’acidosi,ma stimolano anche la proliferazione della microflora che produce l’acido butirrico, uno dei principali acidi grassi volatili del rumine.

Con una duplice conseguenza favorevole: da un lato, infatti, l’acido butirrico stimola lo sviluppo dell’epitelio ruminale che riveste la superficie interna del rumine. E questo comporta maggiori capacità sia di assorbimento degli acidi grassi volatili, che di riparazione delle eventuali soluzioni di continuo, quali ad esempio le ulcere. Ma la seconda conseguenza, ancora più importante, è che grazie alla produzione di acido butirrico, all’interno del rumine vi è una minore disponibilità di protoni H+, e questo da un lato previene l’abbassamento del pH e quindi l’acidosi ruminale, e dall’altro limita la produzione di metano. Un gas che, come noto, viene eliminato dall’animale attraverso l’eruttazione, ma è dannoso per l’ambiente per il suo riconosciuto effetto serra”.

Conferme sul campo

Ma l’aspetto più interessante per i nostri allevatori è che i risultati ottenuti in laboratorio, per mezzo degli studi sulle cinetiche ruminali, hanno ottenuto puntuali riscontri anche sul campo. E anche nel bovino da carne. “Nel test che abbiamo recentemente condotto in un ti- pico allevamento da ingrasso del nord Italia – prosegue infatti Sgoifo Rossi – abbiamo voluto valutare gli effetti dell’aggiunta di un prodotto della linea Sugar Plus, inserito nella dieta a parziale sostituzione della farina di mais, sulle performance produttive e sullo stato di benessere e di salute del bovino da carne alimentato con razione unifeed”.

(amido al 40-42% della sostanza secca e zuccheri semplici al 3-3,5% della sostanza secca) e in un gruppo trattato (amido al 35-37% della sostanza secca e zuccheri all’8-8,5% della sostanza secca). Tutti soggetti che sono stati seguiti sia in stalla, per un intero ciclo produttivo (186 giorni), sia al macello. Il confronto tra i due gruppi ha poi riguardato un’ampia serie di parametri, dalla qua- lità dell’unifeed, alle performance in stalla e al macello, e dallo stato di salute e di benessere degli animali (mortalità, casi di malattia respiratoria e zoppie) alla funzionalità̀ ruminale.

“Per valutare quest’ultimo aspetto – sottolinea il nostro interlocutore – abbiamo utilizzato su 10 animali per gruppo dei moderni boli ruminali, in grado non soltanto di monitorare l’andamento del ph ruminale, ma anche di inviarci segnali di allarme in caso di brusco abbassamento o di brusco innalazmento del ph”

GRAFICO 1: Ore al giorno con PH ruminale al di sotto di 5.8: in blu il gruppo di controllo, in arancio il gruppo trattato (per gentile concessione del professor Sgoifo)

Risultati eloquenti

I risultati sono probabilmente andati al di là delle attese dei ricercatori. In ampia sintesi: grazie all’aggiunta di Sugar Plus, i capi del gruppo trattato hanno consumato maggiori quantità̀ di un unifeed meglio amalgamato e meno selezionabile, e nell’arco della prova sono cresciuti di più. Al macello le loro carcasse sono risultate più pesanti e con un pH a 24 ore dall’abattimento più basso, e questo è un indice favorevole ai fini della tenerezza, dell’aroma e della capacità di ritenzione idrica delle carni; inoltre anche i caratteri colorimetrici del muscolo longissimus dorsi sono risultati migliori. Ciliegina sulla torta, grazie all’impiego dei boli è stato possibile dimostrare che nei capi alimentati con Sugar Plus il pH ruminale è risultato più stabile (grafici 1 e 2) e le fermentazioni hanno avuto un andamento più favorevole, a tutto vantaggio della salute degli animali. Nei soggetti del gruppo trattato, infatti, sono stati riscontrati meno casi di malattia respiratoria (a inizio ciclo) e di zoppie (in finissaggio), con minori necessità di terapie antibiotiche.

GRAFICO 2: Ore al giorno con PH ruminale al di sotto di 5.8 duramte il periodo di adattament: in blu il gruppo di controllo, in arancio il gruppo trattato. (per gentile concessione del professor Sgoifo)

Questione di priorità

“Rispetto al passato -conclude il professor Sgoifo Rossi – è necessario un cambio di approccio, e pensare all’utilizzo degli zuccheri semplici prima di tutto per il loro ruolo dietetico e perciò̀ per i favorevoli effetti sulle fermentazioni ruminali, e solo n seconda istanza per il loro ruolo come appetizzanti e leganti.
Detto in altri termini, occorre dare più peso al favorevole impatto degli zuccheri semplici sulle cinetiche ruminali, un elemento che come abbiamo visto ha ricadute importantissime in termini di efficienza produttiva, sostenibilità̀ ambientale, salute animale e qualità della carne.

C’è infine un altro aspetto su cui riflettere, attualmente molto importante: con l’impennata dei costi delle materie prime alimentari, che sta interessando sia le fonti proteiche che quelle energetiche l’impiego dei mangimi liquidi a parziale sostituzione dell’amido, oggi permette all’allevatore un certo risparmio economico.
A beneficio di un settore che, vorrei ricordarlo, nei prossimi anni è chiamato a sfamare un intero pianeta, contribuendo cosi a garantire la sopravvivenza dell’umanità.

Tratto da Allevatori Top, numero 9-2021